Crescono gli occupati stabili (61,2 %) ma i campanelli d’allarme retano donne e giovani. A livello internazionale l’Italia si conferma tra i paesi con la più alta disoccupazione giovanile.
I dati sul mercato del lavoro diffusi da Istat confermano l’aumento al 61,2% dell’occupazione stabile, di cui il 70,3% è riferita al genere maschile che riporta l’Italia alla situazione positiva che si registrava nel 2008.
A far riflettere sono proprio le disparità di genere, che in questi 15 anni non tendono a migliorare:
Ad oggi sono -18,2% le donne che lavorano – cioè 27.000 persone che non trovano collocazione nonostante la ricerca.
Bandiera nera anche per il lavoro giovanile under 25, in calo di altre -2.000 unità, portando il livello di disoccupazione giovanile al 21,7%, agli ultimi posti nel mondo davanti solo a Spagna e Grecia
Numeri decisamente lontani dall’essere paragonati alla Germania, che registra il +6,1% anche grazie al sistema di formazione duale.
Donne e giovani che non lavorano o con contratti precari e a basso salario mettono a nudo la difficoltà di costruire percorsi di autonomia.
Una priorità deve essere data dall’impegno di sfruttare al massimo tutti gli investimenti del PNRR per fare in modo che le attività legate alla transizione digitale ed ecologica, alle infrastrutture sociali, ai servizi educativi per la prima infanzia, servizi sanitari siano strumenti per combattere le criticità del mondo del lavoro giovanile e femminile.