Disuguaglianze sociali: un approccio place based alla “rinascita”

13 Luglio 2020

In questa Italia post COVID emerge evidente la curva in crescita delle disuguaglianze sociali, dove le persone sono sempre più sole ad affrontare le sfide – economiche e sociali –  che il post-covid ci riserverà.

La politica, certo, metterà in campo azioni adatte a limitare queste condizioni, al rilancio, ma occorre ricordare che i risultati diventeranno concreti anche (e forse soprattutto) grazie all’implementazione di azioni a livello locale.

L’Osservatorio sulle Disuguaglianze a Verona rileva priorità e urgenze da affrontare nell’immediato, individuando nelle disuguaglianze sul lavoro, nelle politiche e negli interventi di formazione, il ruolo cruciale per qualsiasi azione di contrasto.

Per essere competitivi e efficaci, la collaborazione è la migliore via perseguibile: attraverso la costruzione e la legittimazione di “filiere” pubblico-private, sarà possibile superare la logica ferraginosa e anacronistica dei bandi.

Le priorità sono gli interventi sui lavoratori, per i quali devono essere messi in atto azioni mirate per:

  • Informare sulle misure di prevenzione per contrastare l’epidemia, con particolare riferimento alle aziende e ai lavoratori che non avessero già partecipato ad un percorso di formazione aziendale;
  • Clamare il gap delle competenze digitali, necessarie per affrontare le nuove esigenze lavorative emerse durante la crisi del Covid-19;
  • Regolarizzare i lavoratori immigrati, intervenendo sia sulle competenze linguistiche, sia sulle “competenze di cittadinanza” (diritti e doveri di chi si trova in Italia);
  • Avviare una diagnosi esperta sui settori e le figure professionali che, nella crisi post-covid, possono offrire nuovi e inaspettati spazi di sviluppo, per riprogettare le attività di orientamento e gli interventi formativi.

I dati sulle assunzioni, pubblicati da Veneto Lavoro, testimoniano una situazione drammatica, solo parzialmente attenuata con la fine del lock-down.

Ciò che è indispensabile per una pianificazione coerente ed efficiente, è una valutazione sulle prospettive lavorative future, che non possono esaurirsi, come è facile intuire, sulle emergenze dei servizi di cura e sanitari.

Tali interventi potrebbero essere attivati rapidamente con le risorse e le procedure previste dalle norme emanate nel corso dell’emergenza Covid.

Ma l’analisi delle priorità è indispensabile per delineare interventi nel medio-periodo. E’ necessario privilegiare la formazione finalizzata alle figure professionali delle quali c’è carenza e che prevedibilmente vedranno una crescente richiesta, con modalità che consentano una progettazione flessibile e “su misura” dei partecipanti e dei territori/organizzazioni di sbocco.

E’ inoltre strategico rafforzare e far uscire dalla fase di sperimentazione il sistema di Formazione duale, inteso come una formazione che accompagna al lavoro che si è dimostrato essere un mezzo tra i più efficaci per le persone con particolari disagi e difficoltà, soprattutto i giovani NEET (ragazze e ragazzi che non studiano e non lavorano).

Queste modalità formative dovrebbero diventare un asse portante nella formazione al/sul lavoro post-Covid, nei confronti dei giovani che pagheranno il prezzo occupazionale più alto, ma anche delle altre fasce di lavoratori più in difficoltà e/o che si troveranno a dover riconvertire le proprie competenze professionali.” sostiene l’Osservatorio.

Infine, si dovrà sviluppare trasversalmente le competenze digitali con  progetti sistematici di riqualificazione, sia per occupati sia per disoccupati.

L’Osservatorio rileva che attraverso l’attuazione di Patti locali per la formazione – intesi come un network di cooperazione tra gli enti di formazione, le imprese e gli enti locali –  sarà possibile formulare progetti di formazione appropriati e collegati ad iniziative di innovazione, riconversione e consolidamento produttivo e sociale.

Ma la chiave dell’efficacia di queste interventi sarà attuare un approccio place based alla “rinascita”, mutuato dalla Strategia per le aree interne, basato sulle specificità dei luoghi, unito ad un intervento collaborativo tra i diversi attori, senza settorialismi e chiusure corporative.

Sarà così possibile creare una rete di sostegno calata sul territorio, per ritornare ad avere tutti le stesse opportunità.

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