E’ un’Italia senza figli quella che viene certificata dagli ultimi rilevamenti Istat.
Una fotografia che, dietro alle cifre allarmanti, cela la condizione socio-economica del nostro Paese, ma che mostra anche la cura per la ripartenza.
Venendo ai numeri, la media del calo demografico italiano rispetto all’inizio del secolo rileva una tendenza al ribasso del -28%, con flessioni più gravi (fino al -40%) nelle regioni del Sud Italia o quelle soggette a forte spopolamento, confronto alla media del circa – 17% nelle Regioni del Centro-Nord Italia. Dato che scende al -13% nelle città in cui si registra una miglior qualità della vita.
Il dato evidenzia quindi come la denatalità non sia mera espressione del benessere economico di un territorio, ma anche e soprattutto, delle sue componenti estrinseche come la possibilità di accesso all’istruzione, la conciliazione casa-lavoro e le opportunità di lavoro.
Come scuole di formazione, non possiamo restare indifferenti di fronte a questo dato che ci tocca da vicino: la progressiva riduzione delle culle, ci proietta chiaramente la situazione dei prossimi quindici anni dove avremo un calo di iscritti che supererà il milione di studenti.
Il nostro impegno, fin da ora, dovrà convertire nel creare il giusto mix di ingredienti per garantire le competenze necessarie a favorire l’attrattività economica del territorio, ma non solo.
Questa attenzione alla competenza e alla specializzazione delle professioni – sempre più concentrato sull’innovazione, l’ambiente e la tecnologia – saranno la leva di ripresa per un benessere collettivo dei nostri territori
I dati Istat su base provinciale sono visibili qui: Calo demografico – Il Sole 24 Ore